Neolingua e censura nelle scuole

Conosciamo tutti la famigerata frase ”suo figlio è intelligente ma non si applica”, ci perseguita dalle elementari, da quando ci insegnano a reprimere la nostra creatività, quando preferiamo giocare, cantare, ballare, disegnare e loro ti fanno stare seduto 8 ore.
Ma forse un bambino non si applica proprio perché è intelligente. Pensavo a questo quando la mia insegnante di lettere mi ha riconsegnato il tema in classe. Non voglio essere saccente o presuntuosa, ma le sue correzioni son state ridicole, mi ha banalizzato tutto il discorso trasformando periodi lunghi e ben articolati in tante piccole frasi e il risultato è apparso pessimo: sembrava un tema scritto da un bambino frequentante la terza elementare. Ma la cosa che mi ha fatto più rabbia è che mi ha cancellato la parola ”sistema capitalistico” perché, a suo dire, è un concetto superato dato che le lotte sono finite negli anni ’80. Poi mi ha fatto l’esempio della Cina che è sempre stato un paese statalista e socialista ma da quanto ha scoperto il mercato è diventato capitalista. Sono entrambi due verità relativamente valide, ma non abbastanza valide per potermi censurare. Perché sì, le lotte sono (apparentemente) finite, ma il capitalismo non è stato abbattuto e questa censura mi ha di nuovo, per l’ennesima volta, portato a pensare al caro Orwell e alla neolingua. Vogliono disabituarci a nominare e a pensare a certi concetti! Ormai il capitalismo c’è ed è scontato che ci sia e noi antagonisti dobbiamo fare pippa ed accettare che sia così fino a dimenticarci della sua esistenza ed accettare da buoni qualunquisti il tutto passivamente. E ci sarà pur qualcuno che, con qualche retaggio cristiano, dirà ”e così sia”, ma io no, mi dispiace cara Prof., il capitalismo non è superato e io continuerò a combatterlo.

 

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