Il sacco degli empatici non si chiude mai

Ci sono diversi tipi di persone: i deboli, i forti e i coraggiosi. Le persone coraggiose sono quelle che nonostante le loro debolezze affrontano gli affanni della vita con forza e dedizione. È questo che le rende tali.
Le persone coraggiose si fanno spesso carico delle situazioni altrui: immaginate un uomo che arranca in una fossa, è lì che tenta di risalire ma non ce la fa e rimane in quel limbo perpetuo tra la caduta e la risalita. Quest’uomo ha un sacco pieno dei suoi problemi che tiene sulle spalle, ma succede che ogni tanto passa di lì qualcuno che nota la forza con cui quest’uomo riesce a tenersi su senza cadere, per questo pensa di alleggerire il proprio sacco mettendo uno dei propri problemi in quello dell’uomo coraggioso, “tanto è forte, ce la fa”.

Arriva un giorno in cui quel sacco pesa decisamente troppo, “ti prego, prendi questo problema al posto mio, così la mia risalita sarà più facile!”, dice l’uomo coraggioso, che non riceverà mai un aiuto né una risposta.
La gente non è cattiva, è debole. Per questo quando si rende conto che le persone coraggiose non sono forti ma hanno semplicemente la forza di reagire, si spaventano. “Com’è possibile? Proprio lui!” Sì, proprio lui, desto e coraggioso, ha bisogno di aiuto. Un aiuto che raramente riceverà.

L’uomo coraggioso un po’ ci rimane male quando si trova in una situazione del genere ché è vero “fai del bene e scordatelo”, però insomma, una persona altruista andrebbe aiutata. Probabilmente si sente anche egoista quando si offende, perché crede di essere pretenzioso e che l’aiuto vada dato solo se si ha voglia. Conscio di ciò, continuerà ad arrancare fino a quando non risolverà uno ad uno i suoi problemi.

 

Metafore e storielle a parte, questo è un meccanismo molto frequente nelle relazioni sociali e interpersonali. Esistono quei rapporti belli, dove l’amore o l’amicizia sono autentici ma che sono, in alcune cose, a senso unico. Quello che prende nel sacco tutti i problemi dell’altro, di solito è una figura presente, fissa, paziente e che raramente abbandona gli altri. È una persona apparentemente forte, sorridente e priva di ogni tipo di difficoltà; per questo quando chiede aiuto rimane da sola. “L’altro” semplicemente si spaventa, rimane spiazzato e non sa come affrontare la questione perché non è abituato a veder star male chi male non sta mai.

Andando a fondo la questione l’uomo coraggioso diventa vittima di quelle persone con personalità narcisista. Il narcisista non è soltanto colui che elogia se stesso, ma anche quello che denigra l’altro, solo così si sente elevato. L’uomo coraggioso non ha molte alternative se non quella di passare il resto della sua esistenza arrancando (in una fossa con un sacco sulle spalle) e raccogliendo i pezzi della sua vita frammentata. È qui che si capisce che l’uomo coraggioso è un empatico (ovvero l’esatto opposto del narcisista) perché quest’ultimo, come vittima, non può scegliere un altro narcisista, ma qualcuno di debole e facile da manipolare. C’è anche una lieve forma di invidia nei confronti di una persona buona (come solo un empatico è), cosa che il N. non riesce ad essere.
Il problema più grande è che quasi sempre l’empatico diventa dipendente del narcisista e finché non sarà “smollato” sarà il suo schiavo emotivo, impiegando tutte le sue forze e tutte le sue energie per soddisfare una persona travestita da leader.

Sapete alla fine che succede? Che l’uomo coraggioso, sì quello empatico, si stanca. Però la sua stanchezza non lo trasforma in un narciso, non lo trasforma da vittima a carnefice, no. Per questo l’uomo coraggioso non butta via il sacco né lo chiude ai problemi degli altri. L’uomo coraggioso smette di arrancare e… vola giù

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© Erika Vita

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