Carla non ha più quella malattia da radical chic

“Io non ho più quella malattia da radical chic” si ripeteva Carla, con un sorriso stampato negli occhi. Era fiera di sé: aveva sconfitto quel male così radicato in lei. Carla, come sempre, odiava tutti… ma se prima amava bene ora lo faceva meglio, lo faceva meglio perché aveva la mente più libera e il cuore meno freddo. Carla adesso aveva tanta voglia di vivere e di scoprire nuove emozioni, nuove sensazioni. Ora Carla aveva il cuore aperto e non temeva più l’amore. Rimase “cinicamente dolce” com’era un tempo, ma solo perché le piaceva apparire come una tipa con le ”contro gonadi”, probabilmente in realtà la timidezza aveva la meglio anche in questo senso.
Quanti controsensi costruivano la personalità di Carla, così poco pudica circa alcuni atteggiamenti (tanto da esser tacciata di immoralità troppo spesso) ma timida, vergognosa per le quotidianità più intime, quelle che la gente normale palesa senza problemi pubblicamente. Che so, magari scoreggiava in una piazza gremita di gente ma aveva vergogna nel baciare il suo ragazzo di fronte i suoi amici.

Eh, beato chi capiva Carla. Lei stessa aveva difficoltà nel capirsi. L’unica cosa certa, evidente in lei era la paura che provava. Per cosa? Per tutto e per niente. Forse aveva paura di avere paura. E infine aveva paura comunque.
Paura di non bastare, di non amare abbastanza, di essere troppo presente. La cosa buffa era che più aveva paura di certi atteggiamenti e più li assumeva.

La più grande paura di Carla era sicuramente quella di rimanere sola, di sentirti raccontare bugie, eppure puntualmente si affiancava persone di questo tipo.
Tutto sommato era finalmente felice, sì, gli occhi assumevano la loro peculiare forma ad (an)arcobaleno.

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